Ex Embraco, l’ira dei sindacati su Roma: “Ma cosa hanno visto Calenda e Invitalia? Ora il governo trovi un Piano B”
Un “buco nero” dove sembrava esserci invece una soluzione definitiva. E ora si preparano (di nuovo) i bus per scendere a manifestare davanti al Mise. La manifestazione a Roma del 3 ottobre è confermata. La coesione dei sindacati, affiancati dalle istituzioni anche. “Abbiamo chiuso la stalla troppo tardi, ora torniamo a fare sentire la nostra voce”, dice Dario Basso, segretario di Uilm Torino.
“Vogliamo alzare il livello d’attenzione e tirare la giacchetta al terzo ministro che si occupa del caso Embraco-Ventures”, aggiunge. “Siamo stufi di vedere fare campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori e davanti ai cancelli di Riva di Chieri: li chiamiamo uno per uno, gli eletti del territorio. E se non vengono a Roma, non si presentino più per il caso Embraco e non si azzardino più a parlare del settore e di questi temi”.
“Già a dicembre e gennaio avevamo visto che nello stabilimento non c’era nulla e non stava succedendo nulla – aggiunge Ugo Bolognesi, responsabile ex Embraco per Fiom – e a febbraio la situazione era uguale, nonostante quello che avevano detto nel piano industriale di giugno 2018″. E ancora sono passati i mesi: “Ci avevano detto giugno, poi luglio. Poi è cambiato il governo. Ora si arriva a dopo metà ottobre: forse c’è una concezione diversa del termine ‘urgente’. Siamo contenti della presa di coscienza del governatore Cirio, ma ci chiediamo cosa abbia visto Calenda o cosa abbia visto Invitalia in questo progetto. Invitalia è venuta in assemblea con i lavoratori promettendo di intervenire, in caso di necessità. E ora il momento è grave”.
Ma non solo Cirio: “vogliamo che a Roma, il 3 ottobre, vengano anche i sindaci del territorio, i parlamentari che abbiamo eletto e tutti i consiglieri regionali, non solo quelli della maggioranza”, conclude Bolognesi.
“È evidente che questi pseudo imprenditori non è che non hanno idee chiare: non le hanno proprio – dice Arcangelo Montemarano, Fim CISL – e credo che con una data scelta come il 23 ottobre abbia visto il Ministero dare uno schiaffo ai lavoratori. Non stiamo parlando di una situazione di dubbio, ma che è gravissima e che dipende anche da chi ha dato a suo tempo questa azienda in mano a pseudo imprenditori. In ballo ci sono oltre 400 lavoratori. In un Paese civile come il nostro non può succedere e qualcuno al ministero deve prendersi la responsabilità”.
“Non è scappata solo a Calenda e Invitalia la situazione – dice Vito Benevento, di Uilm -. Questi imprenditori sono fantasmi: è da gennaio che diciamo che ci sono problemi in quel piano industriale. Anche il governo gialloverde ha perso il controllo della situazione e ora è questo governo che deve prendersi la responsabilità di dare risposte a questi lavoratori. Lavoratori che all’epoca avevano la possibilità di fare una scelta e prendere i soldi di buonuscita di Whirlpool. E invece sono rimasti, convinti anche dalle parole dell’allora ministro”.
“Faremo un tavolo di crisi permanente sua produttività del territorio: Embraco, ma anche Lamalu, Comital e tante altre – conclude Basso – Hanno 160 vertenze aperte al Mise? Non c’è problema: le raggruppiamo e le portiamo al Mise tutte insieme. Vogliamo dare vita a un tavolo permanente sulle crisi del settore metalmeccanico e non solo”.
“Una Vertenza-Torino – aggiunge ancora Bolognesi – che potrà anche sfociare in quella manifestazione unitaria dei metalmeccanici che avevamo in mente un anno fa”.