Cina e “cassa” i fantasmi del polo del lusso
Raddoppia la cassa alla Maserati e tornano le preoccupazioni dei sindacati sul futuro degli insediamenti torinesi di Fca. «Rispetto al 2016 – lancia l’allarme Federico Bellono della Fiom – la cassa integrazione nel polo torinese è quasi raddoppiata » . I dati dicono che nello stabilimento di Grugliasco si è passati dai 39 giorni di cassa dello scorso anno ai 62 del 2017. Un trend che non è incoraggiante anche se è fisiologico che dopo il lancio dei nuovi modelli segua un periodo di flessione produttiva. «Siamo ancora a livelli prevedibili – commenta il leader della Fim torinese Claudio Chiarle – ma non possiamo certo immaginare che questa situazione possa proseguire all’infinito. Molto dipenderà dagli annunci che Marchionne farà nella primavera del 2018 quando illustrerà il nuovo piano industriale ».
A quel piano, si sa, è legato anche il futuro del polo torinese della produzione di Fca. Il 2017 è stato caratterizzato dall’entrata in produzione a pieno regime del suv Levante a Mirafiori. I dati sugli effetti della nuova linea sono quelli forniti dalla Fim Cisl nazionale nelle scorse settimane: « Nei primi nove mesi del 2017 ha detto il segretario nazionale Ferdinando Uliano – l’incremento produttivo dello stabilimento di corso Tazzoli rispetto allo stesso periodo del 2016 è stato del 67,8 per cento. Siamo passati da 22.350 vetture a 37.502». I suv di lusso del marchio del tridente sono passati da 9.760 a 26.598 mentre è scesa da 12.590 a 10.904 la produzione dell’Alfa Mito. Sempre sulla base dei dati forniti dalla Fim nazionale, a Grugliasco la cassa è legata al calo produttivo di metà anno. Nei primi nove mesi la discesa della produzione è stata del 13 per cento. «A Grugliasco si sta recuperando » , ha detto Uliano lasciando intendere che nel primo semestre il calo produttivo in corso Allamano era stato più marcato. Nel calcolo dei giorni di cassa dell’anno pesano infatti i 30 giorni fatti a giugno per l’improvvisa flessione del mercato cinese dopo il cambio delle norme sulle importazioni.
Nei prossimi mesi, prima che si arrivi all’annuncio del nuovo piano industriale, la scommessa di Grugliasco è nel successo dei restyling di Ghibli e Quattroporte che vengono lanciati in questi giorni. Ma è evidente che in prospettiva sono necessari nuovi modelli. Su questo concordano tutti i sindacati. Il calcolo sui giorni di cassa integrazione dice che a Mirafiori la rotazione dei 2.200 operai coinvolti mediamente al 40 per cento del tempo di lavoro vale circa 1.300 posti di lavoro. Questo significa che se improvvisamente cessasse la rotazione della cassa sarebbero senza occupazione appunto 1.300 dipendenti. A questi bisogna aggiungere i 400 che sarebbero in esubero se la linea del Levante non si fermasse mediamente per una settimana al mese. In tutto 1.700 dipendenti che avrebbero bisogno di essere occupati su una nuova linea. « Chiediamo da tempo l’arrivo di un nuovo modello a Mirafiori – dice Bellono – perché solo così si potrebbe arrivare all’obiettivo della piena occupazione che era nel piano industriale presentato da Sergio Marchionne nel 2014».
Del nuovo modello si parla da tempo. Potrebbe essere il grande suv con il marchio Alfa che era nel piano del marchio del Biscione e che per ora non è stato deliberato.
« Abbiamo necessità di un incontro urgente per capire le strategie dell’azienda » , dice Dario Basso della Uilm. Anche perché, sottolinea, « la cassa integrazione scade a settembre e senza prospettive la situazione dei dipendenti di Mirafiori rischia di diventare davvero molto difficile ».